La cultura del popolo Bajau: gli zingari del mare.

Tutti ormai sappiamo quanto sia importante vivere in armonia con la natura e i suoi benefici. Essere in equilibrio ed in contatto con l'ambiente, aiuta le persone a migliorare la salute e l’umore; la propria capacità di pensare; migliora la concentrazione, l'equilibrio, l'agilità e consente di sentirsi in pace con se stessi.

E proprio in merito a questo oggi nel mio blog voglio fare un viaggio insieme a voi alla scoperta di un popolo, i Bajau o anche zingari del mare, che hanno sviluppato nel corso del tempo, un vero e proprio adattamento naturale vivendo tra il mare e piccole imbarcazioni di legno.

La cultura del popolo Bajau: i nomadi del mare

I Bajau, anche chiamati col nome di zingari del mare, sono una popolazione originaria del sud di Sulawesi, in Indonesia e oggi diffusa in tutto il sud est asiatico con un milione circa di individui. In passato erano noti per essere dei nomadi, infatti si spostavano in continuazione via mare per mezzo di piroghe e nelle zone dove si fermavano per breve tempo, costruivano dei villaggi di palafitte. Adesso invece sono più stanziali, ma continuano a mantenere vive le loro tradizioni legate al mare, infatti vivono sempre in villaggi di palafitte e la loro attività esclusiva è rappresentata dalla pesca e dalla raccolta di conchiglie e crostacei, molto spesso effettuata immergendosi in apnea.

Oggi i gruppi etnici ancora esistenti sono meno di una decina, e qualche migliaio in tutto le genti che li compongono. Tuttavia, al loro interno si diversificano molto sia per i tratti etnici che per i dialetti o le tradizioni culturali. Viaggiando lungo le coste dei paesi bagnati dall’Oceano Indiano, troviamo i Bajau Laut del Borneo, i birmani e tailandesi Moken, gli Urak Lawoi a sud-ovest della Thailandia, e i loro cugini migrati fino alle coste dell’Indonesia alla scoperta di tecniche secolari e abitudini di una vita misteriosa tra le onde del mare.

Questi popoli, grazie al loro adattamento alla natura che li circonda, hanno sviluppato la diffusione di certe varianti genetiche connesse a specifiche modificazioni dell'organismo, che sembrano funzionali alle capacità di immersione.

Infatti l’etnia Bajau è nota per la capacità di immergersi a decine di metri di profondità senza i convenzionali ausili da sub, con una sola boccata di fiato, rudimentali pesi e occhialini di legno.

I Bajau possono immergersi addirittura per otto ore al giorno, con una durata sott’acqua che spazia dai 30 secondi ad alcuni minuti e riescono a toccare profondità anche di 70 metri, usando soltanto una maschera o degli occhialini artigianali in legno e una cintura di zavorra.

Questi cambiamenti, come ad esempio anche quelli che permettono alle popolazioni tibetane di sopravvivere ad alta quota, sono l'effetto di adattamenti favoriti dalla selezione naturale, un'ulteriore prova del fatto che l'essere umano è in continua evoluzione.

Il popolo Bajau, tra comunità e ambiente

Tutti i membri del gruppo contribuiscono alla comunità e all'economia familiare, compresi i bambini che raccolgono razze, crostacei e cetrioli marini lungo le secche. Tanto è radicata la loro inclinazione marittima che prima ancora di camminare i Bajau imparano a nuotare, e per questo da piccoli vengono chiamati "bambini-pesce".

L'oceano racchiude tutta la loro cosmogonia e rappresenta una vera divinità oltre che luogo abitato da esseri soprannaturali. Ci sono spiriti nelle correnti, nelle onde e nelle maree, esseri sacri affollano le barriere coralline, le mangrovie e i fondali marini. Per questo nutrono un profondo rispetto verso il mare, che temono e amano fin dalle origini del loro popolo.

Il governo locale aveva costruito per loro degli appositi villaggi, ma i Bajau li hanno abbandonati per andare sulla costa dove poter mantenere il loro rapporto quasi simbiotico con l'oceano.

Perciò continuano a vivere da zingari del mare e custodiscono gelosamente le loro usanze. Di fronte a questo come ad altri episodi, inclusi i tentativi di assimilarli in stili di vita “normali”, le domande sono tante.

Cosa significa, oggi, vivere come un “nomade di mare”? Dove risiedono il torto e la ragione nella questione dell’interculturalismo e dell’antica lotta tra tradizione e modernità?

Ma soprattutto, quando scopriamo queste “usanze” e modi di vivere totalmente diversi dal nostro e modi di con-vivere con la Madre Terra… ci chiediamo quanto potremmo migliorare e approfondire il rapporto tra noi e la natura che ci circonda?